Non si placa l’allarme Xylella, dopo i primi casi nel 2015, ma con una cura mai trovata e con nuovi moniti da parte dell’Europa, che ha spiegato i rischi del contagio. A dirlo è l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa), che oggi ha emesso un nuovo resoconto, in cui lancia l’allarme.
Secondo quanto riferito dagli esperti, alcuni trattamenti sviluppati negli ultimi anni possono ridurre i sintomi, ma non eliminano il batterio. Per questo è chiesta l’eradicazione degli alberi, cosa che non piace agli agricoltori, soprattutto chi un reddito basato sull’agricoltura ed è stato infettato dal batterio della Xylella.
L’agenzia Efsa riporta che il problema principale è il ritardo con il quale si riesce a capire quale albero sia infetto e quale no, a causa del non manifestarsi dei sintomi nei primi mesi dal contagio. È decisiva l’applicazione delle attuali regole Ue, che prevedono il taglio dell’albero considerato infetto e tutte le piante nel raggio di 100 metri. Si raccomanda anche un controllo degli insetti vettori del contagio, una pratica che può salvare molti alberi.
Nel 2015 il batterio della Xylella è stato rinvenuto in Francia e nella zona delle Alpi, per poi passare nel 2016 in una serra in Germania, che è stata eradicata e con essa il batterio. In Italia il problema è arrivato in gran parte nel 2017, con oltre 134 mila ettari di terra coinvolti, con anche le proteste degli agricoltori.