“Non mangiare la pasta scaduta!”: attenzione, ecco il motivo

Elemento “alimentare” impossibile da ignorare in ogni sua forma, la pasta è effettivamente qualcosa di assolutamente fondamentale per la quotidianità a tavolta non solo per gli italiani, che ne fanno da sempre una sorta di simbolo: la pasta risulta essere un alimento assolutamente completo ed importante anche da consumare con regolarità, a patto di riuscire a conservarlo in modo adeguato anche perchè , seppur nella più diffusa configurazione che vede la pasta essere identificata come alimento a basso quantitativo di umidità. Ma perchè è meglio non mangiare la pasta scaduta?

Quali sono le effettive quanto potenzialmente pericolose potenziali forme di effetto sul nostro organismo?

Proviamo a scoprirlo insieme, attraverso un comportamento effettivo che può avere la pasta che è ovviamente il cibo principale della maggior parte della popolazione italiana, ma non solo.

“Non mangiare la pasta scaduta!”: attenzione, ecco il motivo

La pasta è un alimento che nella sua variante secca resta comunque un alimento a relativamente bassa deperibilità: la fase produttiva di un prodotto così comune e disponibile a costi relativamente contenuti è possibile proprio grazie alle tecniche di produzione che prevedono l’utilizzo di farine specifiche ed una forma di essiccazione che priva gran parte dell’umidità contenuta nella pasta in modo effettivo.

Ciò si traduce in una scadenza effettivamente lunga della pasta che può essere anche di oltre 30 mesi dalla produzione, anche se si tratta di un termine, come evidenziato dalle etichette, comunque legato alla forma di contesto di conservazione , in quanto la pasta secca per essere conservata in modo giusto, deve essere mantenuta in luoghi freschi ed asciutti, al riparo dalla luce dalla possibilità di essere “contaminata” ad esempio da micro organismi e piccoli insetti come le tarme della pasta, che sono solite cibarsi ma anche sviluppare la propria prole proprio in condizioni di igiene non così importanti. In ogni caso consumare la pasta scaduta quasi sempre non comporta grossi problemi, se si tratta della variante secca, ovviamente è bene osservare la presenza di “ospiti indesiderati” ed eventualmente gettarla se l’aspetto non è propriamente fresco.

Discorso diverso per la pasta fresca o cotta, in questo caso la data di scadenza è molto più stringente, al massimo fino a 4-5 giorni dopo averla cotta oppure confezionata, è meglio non andare oltre la data di scadenza oltre questi termini temporali, in modo particolare se si tratta di pasta ripiena, che può essere ancora maggiormente sottoposta ad un decadimento strutturale.

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